Complice la difficile situazione economica, e la conseguente riduzione degli investimenti, le imprese credono sempre più nel cloud computing, che nel 2013 ha registrato un introito di 800 milioni di €.
Le aziende italiane si affidano sempre più al cloud computing, cogliendo il vantaggio di avere a disposizione risorse innovative senza doverne gestire la complessità. E’ quanto emerge dallo studio SIRMI sul mercato del Cloud Computing Business in Italia. Condotta a fine 2013, l’indagine indica i trend per gli anni dal 2011 al 2016 nei segmenti Infrastructure as a Service (IaaS), Platform as a Service (PaaS), Software as a Service (SaaS) e Mobile Cloud. Complessivamente, i servizi cloud hanno raggiunto nel 2013 un valore di 788,8 milioni di euro, con una crescita del 16,9 per cento rispetto al 2012. Il 60 per cento del mercato è riferito alla componente Public & Hybrid Cloud, con un peso predominante dei servizi di tipo Hybrid, mentre il restante 40 per cento deriva da servizi di Virtual Private Cloud.
La spesa in servizi di cloud computing proviene soprattutto dalle grandi aziende, con più di 250 addetti, che generano il 53,5 per cento degli investimenti. Le aziende di fascia Enterprise (da 50 a 250 addetti) contribuiscono alla spesa totale con una quota pari al 26,8 per cento, mentre le aziende PMI e SOHO (con meno di 50 addetti) generano il 19,7 per cento degli investimenti. La distribuzione degli investimenti cambia se si passa dall’analisi del mercato totale all’analisi delle singole tipologie di servizi: in particolare in area SaaS l’incidenza delle grandi aziende scende al 44,9 per cento, mentre i pesi delle aziende Enterprise (27,6%) e delle PMI/SOHO (27,5%) è sostanzialmente lo stesso.
“Questi dati confermano chiaramente che i servizi di Cloud Computing non rappresentano una tipologia di servizi adatta alla sola fascia PMI; anzi vengono percepiti da molte organizzazioni di grandi dimensioni come un’ottima soluzione per ampliare il data center aziendale”, sottolinea la nota stampa di SIRMI. “Allo stesso tempo i dati di mercato confermano che le PMI si stanno sempre più avvicinando al mondo Cloud, ma con un’attenzione maggiore rivolta all’area SaaS rispetto a quella IaaS, potendo la prima rappresentare l’opportunità di ridurre o annullare completamente gli investimenti infrastrutturali”.
I cambiamenti in atto nella domanda producono effetti anche sul sistema dell’offerta. SIRMI rileva che quasi tutte le tipologie di player ICT tradizionali, compresi i distributori, si orientano alla proposta di un’offerta cloud, e accanto ai principali player ICT si attivano sempre più operatori di piccole e medie dimensioni, con presenza regionale o locale. Chi propone e gestisce infrastrutture si orienta ai Cloud Services infrastrutturali; chi propone applicazioni inizia decisamente ad erogarle in modalità Cloud; chi ha fino ad oggi vissuto soprattutto di progetti si orienta decisamente ai servizi pluriennali. Non solo, l’offerta Cloud è in continua evoluzione: molti ISV e software house con applicazioni di proprietà che quindi per origine e tipologia di offerta si presentano come Cloud Solution Provider propongono anche offerte tipiche dei Cloud Service Provider, sostenendo direttamente gli investimenti necessari in infrastrutture e piattaforme.
“Nonostante l’opinione diffusa che il cloud computing possa danneggiare le terze parti, offrendo ai Cloud Service Provider l’opportunità di disintermediare, in Italia sta crescendo il peso dei Partner di Canale, che possono aggiungere il proprio valore all’offerta del Cloud Service Provider oppure limitarsi alla sola attività di rivendita”, commenta SIRMI. Emerge inoltre il fenomeno dei Cloud Broker, che si propongono ai clienti in qualità di consulenti indipendenti e collaborano con l’IT manager e le funzioni aziendali per trovare le soluzioni cloud più adatte.
Il leader di mercato è Telecom Italia, con una quota del 13,6% sul mercato complessivo del cloud computing. Telecom Italia passa in seconda posizione (9,6%), dietro Aruba (9,8%), nell’area di mercato Public & Hybrid Cloud, mentre torna in prima posizione nell’area Virtual Private Cloud, con una quota del 19,6%, seguita da IBM che ne detiene una quota del 14,0%.